Fama e oblio

Le esistenze di Girolamo Magi (Anghiari 1523/28 - Costantinopoli 1571) e di Federigo Nomi (Anghiari 1633 - Monterchi 1705), divergenti per esiti e azioni, sono degli esempi di vite spese al fine di un progresso che ha determinato l’incedere della storia d’Europa. Attraverso i loro accadimenti si intende sottolineare quanto il notabilato di centri minori della Toscana, d’Italia, d’Europa, abbia indirizzato l’esito degli eventi, ovvero sia parte (integrante) delle “battaglie” intellettuali che hanno definito l’evoluzione del pensiero. In queste vite di Girolamo e Federigo, quanto mai attuali, riscontriamo una modernità lampante, un evolversi incessante, che non ha però annunciato la loro fama.

Due intellettuali “in battaglia”, ai nostri occhi personalità minori, ma che contribuiscono a determinare il panorama culturale fra XVI e XVII secolo. Due personaggi così diversi e distanti ma accomunati da destini simili: l’instancabile produzione letteraria legata a fatti tristemente bellici a cui succede l’oblio. Un percorso quindi che tende idealmente a riscattare la memoria dei due e con esso un insegnamento per il presente, rappresentato figurativamente dalla parabola della pagliuzza e la trave.

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratelloe non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? (Luca 6,39-45).

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