Medea ed Esone

È il momento in cui Medea, che nel racconto di Ovidio dice «vedo il bene, l’approvo, e seguo il male», si presenta come strega. Dopo aver invocato Ècate, la dea triforme, come si vede nella parte sinistra della stampa, decide di esaudire la richiesta del marito, Giasone, di ringiovanire suo suocero, Esone. Medea è qui raffigurata a piedi nudi, capo scoperto e i capelli sparsi sulle spalle, come narrato nel poema, intenta a recidere la gola dell’uomo per far uscire il sangue e sostituirlo con la sua pozione.

 

 

L'opera è attualmente esposta nella mostra "Storie di donne. Da Albrecht Dürer alla contemporaneità di Ilario Fioravanti". 

Autore

Johann Wilhelm Baur

(Strasburgo, 1607 - Vienna, 1642)

Titolo

Medea ed Esone

(da Ovidii Metamorphosis, ed. 1641, tavola 64)

Data

1641

Tipo

Acquaforte

Iscrizioni: “WB: Inü.tor”; “64”

Formato

Foglio: 130x205 mm

Diritti

Museo Battaglia Anghiari - Fondo Bagnobianchi

 

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